Pagare le tasse in opere d’arte invece che in denaro? Si può
Pagare le tasse in opere d’arte invece che in denaro? Si può
Pagare le tasse e le imposte in opere d’arte. Così lo Stato, grazie a una legge che risale agli Anni Ottanta, spera di “incrementare il proprio patrimonio” culturale. Nello specifico, è la legge 512 del 1982, agli articoli sei e sette, a introdurre il pagamento di imposte dirette e di successione mediante cessione di beni culturali ed ereditari. Le opere sono specificamente di arte contemporanea – che non abbiano più di 70 anni e quindi non tutelate in base al Codice dei Beni Culturali – purché “ricoprano un indiscutibile valore artistico”.
L’ITER DI PRESENTAZIONE DI UNA DOMANDA PER PAGARE LE TASSE IN OPERE
Il processo di presentazione di una domanda è relativamente semplice: basta compilare una proposta di cessione del bene e inviarla con raccomandata A/R o per posta elettronica certificata (oppure a mano), agli istituti del Ministero della Cultura relativi al territorio di residenza e competenti per materia– o qualora si tratti di beni librari alla Direzione Generale Biblioteche e Diritto d’autore – e al competente ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate, allegando la dichiarazione di proprietà del bene; le caratteristiche tecniche e la collocazione dell’opera; la valutazione economica delle opere proposte; una documentazione fotografica dell’opera (anche in formato digitale); la dichiarazione relativa alle tasse che si vorrebbero pagare con la cessione del bene; e una eventuale richiesta dell’interessato di essere ascoltato dalla Commissione per discutere l’accettazione. A questo punto, sta alla Soprintendenza competente per territorio verificare la proposta: se il controllo va a buon fine, la richiesta è inoltrata alla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, che vaglia la domanda, che viene infine sottoposta a una Commissione interministeriale. A questo link la circolare con tutti i dati esatti.
Articolo di Giulia Giaume -Artribune