Arte – Mostre

Arte e denaro: il ruolo dei banchieri nella storia dell’arte in mostra alle Gallerie d’Italia

Arte e denaro: il ruolo dei banchieri nella storia dell’arte in mostra alle Gallerie d’Italia

 

Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi è la nuova mostra aperta alle Gallerie d’Italia a Milano dal 18 novembre fino al 26 marzo 2023, a cura di Fernando Mazzocca e Sebastian Schütze, e realizzata in partnership con i Musei del Bargello e la Alte Nationalgalerie – Staatliche Museen di Berlino. L’esposizione, nelle idee degli organizzatori, vuole indagare il rapporto tra denaro e arte nel corso della storia: una relazione complessa, spesso oscura e controversa, talvolta capace di generare sinergie inaspettate e di restituire valore alla collettività. “Il denaro può essere anche forza etica”, sostiene Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa San Paolo. In effetti molti capolavori artistici non avrebbero mai visto la luce senza il sostegno da parte di finanzieri e banchieri.

La mostra milanese conta oltre 120 opere di epoche diverse in prestito da importanti musei internazionali come la National Gallery di Londra, il Louvre di Parigi, l’Albertina di Vienna, i musei di Berlino, la Morgan Library & Museum di New York, e delinea un itinerario costruito su alcune singolari figure di committenti banchieri dal Rinascimento fino agli anni Settanta del secolo scorso. Questi personaggi, presentati nelle undici sezioni della mostra, furono importanti mecenatilungimiranti collezionisti e talvolta benevoli filantropi, che ritagliarono all’interno della storia dell’arte un percorso alternativo rispetto a quello tracciato dalle committenze ecclesiastiche, ma non meno interessante.

La mostra milanese vuole ripercorrere l’evoluzione nel corso dei secoli del mecenatismo, iniziando con la famiglia di banchieri che durante il Rinascimento ha intrattenuto il dialogo più completo e proficuo con l’arte, tanto da divenire emblema stesso di una delle stagioni più fortunate tra arte e società, i Medici. La famiglia fiorentina aveva legato le sue fortune economiche e la conseguente ascesa sociale alla fiorente attività bancaria promossa in particolare tra Firenze e Lucca, nonché con filiali all’estero, tra cui quella di Bruges. I Medici riuscirono a ricoprire un importante ruolo politico nel panorama italiano ed europeo, grazie a figure divenute poi leggendarie come Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico, che trasformarono nel giro di qualche generazione Firenze nella capitale delle arti.

Allestimenti della mostra Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi
Allestimenti della mostra Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi
Allestimenti della mostra Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi
Allestimenti della mostra Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi
Allestimenti della mostra Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi
Allestimenti della mostra Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi
Allestimenti della mostra Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi
Allestimenti della mostra Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi
Allestimenti della mostra Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi
Allestimenti della mostra Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi

In questa prima sezione, peraltro la più ricca e interessante, sono esposte alcune effigi dei protagonisti di quest’epoca, eternati dai più celebrati artisti del loro tempo. L’iniziatore di queste fortune, Cosimo il Vecchio, ci è mostrato attraverso una medaglia d’argento, testimonianza di quel rinnovato interesse per la numismatica antica che caratterizzò il Rinascimento. Bronzino e Pietro Torrigiano tramandano invece, rispettivamente in pittura e in terracotta policroma, le sembianze di Lorenzo. Dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli arrivano invece quattro splendenti cammei dell’ammiratissima collezione di gemme antiche che fu vanto dei Medici. Conclude la sezione sulla famiglia fiorentina una piccola ma esplicativa selezione di capolavori, testimonianza del loro ruolo attivo come committenti e sostenitori di artisti. Di Andrea del Verrocchio è esposto il Putto con Delfino, dinamica scultura originariamente realizzata come decorazione per una fontana nella Villa di Careggi. Accanto figura il bronzetto con Ercole e Anteo di Antonio del Pollaioloin cui la lotta generata dalle virtuosistiche torsioni e avvitamenti allude alla tensione tra vizi e virtù umane. Infine, è esposto lo straordinario bassorilievo michelangiolesco, omaggio allo stiacciato di Donatello, della Madonna della Scala proveniente da Casa Buonarroti.

Sono invece romane le vicende di Vincenzo Giustiniani, banchiere di origini genovesi che intratteneva importanti interessi finanziari con lo Stato Pontificio. Egli incrementò la collezione di antichità già avviata dal padre, acquistando capolavori assoluti come l’Atena Giustiniani. Questa straordinaria collezione fu smembrata nei secoli successivi, ma ci è nota grazie ad alcuni cataloghi di cui la celeberrima Galleria Giustiniana, corredata di descrizioni e incisioni, eseguite da importanti artisti del tempo, ed esposta qui in mostra come prestito della Biblioteca Apostolica. Ma Giustiniani seppe sostenere anche gli artisti del suo tempo: a testimonianza di questo interesse troviamo in mostra il San Girolamo di Caravaggio, di cui fu tra i principali committenti, il Cristo davanti a Caifa di Gherardo delle Notti, un’opera di Valentin de Boulogne e un bel crocifisso di Annibale Carracci.

Meno nota a noi italiani è probabilmente la figura di Everhard Jabach, erede di una famiglia di mercanti e banchieri olandesi. Fin da giovane, seguendo gli affari di famiglia, intrattenne numerosi viaggi tra le Fiandre e Londra, alla corte di Carlo I, e proprio dal pittore di corte Antoon van Dyck si fece realizzare vari ritratti, di cui troviamo un esempio in mostra. A Parigi, “l’opulento banchiere”, come lo definì Francis Haskell, procacciò opere d’arte per le collezioni del re Luigi XIV. La sua gigantesca collezione privata annoverava dipinti, sculture e soprattutto un cospicuo nucleo di disegni e stampe di grandi artisti, da Raffaello ai Carracci, Rubens, Dürer, Le Brun e Poussin. Jabach cedette parte di questa sterminata collezione, oltre cinquemila pezzi, al regnante francese. Queste opere divennero il nerbo centrale del museo del Louvre e del relativo gabinetto dei disegni, che alla mostra milanese ha concesso alcuni prestiti.

Bronzino e bottega, Ritratto di Lorenzo il Magnifico (1552-1553 circa; olio su stagno, 16 x 12,5 cm; Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture)
Bronzino e bottega, Ritratto di Lorenzo il Magnifico (1552-1553 circa; olio su stagno, 16 x 12,5 cm; Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture)
Pietro Torrigiani (attribuito a), Busto di Lorenzo il Magnifico (1515-1520 circa; terracotta policroma, 82 x 80 x 42 cm; Firenze, Collezione Liana Salvadori e Carlo Carnevali)
Pietro Torrigiani (attribuito a), Busto di Lorenzo il Magnifico (1515-1520 circa; terracotta policroma, 82 x 80 x 42 cm; Firenze, Collezione Liana Salvadori e Carlo Carnevali)
Caravaggio, San Gerolamo Penitente (1605; olio su tela, 145,50 x 101,50 cm; Montserrat, Museu de Montserrat). Foto di Dani Rovira
Caravaggio, San Gerolamo Penitente (1605; olio su tela, 145,50 x 101,50 cm; Montserrat, Museu de Montserrat). Foto di Dani Rovira
Verrocchio, Putto col delfino (1470-1475 circa; bronzo, 70,3 x 50,5 x 35 cm; Firenze, Musei Civici Fiorentini – Museo di Palazzo Vecchio)
Verrocchio, Putto col delfino (1470-1475 circa; bronzo, 70,3 x 50,5 x 35 cm; Firenze, Musei Civici Fiorentini – Museo di Palazzo Vecchio)
Antonio del Pollaiolo, Ercole e Anteo (1475 circa; bronzo, altezza 45 cm; Firenze, Museo Nazionale del Bargello)
Antonio del Pollaiolo, Ercole e Anteo (1475 circa; bronzo, altezza 45 cm; Firenze, Museo Nazionale del Bargello)
Michelangelo, Madonna della Scala (1490 circa; marmo, 56,7 x 40,1 cm; Firenze, Casa Buonarroti, inv. 190)
Michelangelo, Madonna della Scala (1490 circa; marmo, 56,7 x 40,1 cm; Firenze, Casa Buonarroti, inv. 190)
Gherardo delle Notti (Gerrit van Honthorst), Cristo davanti a Caifa (1617 circa; olio su tela, 272 x 183 cm; Londra, The National Gallery)
Gherardo delle Notti (Gerrit van Honthorst), Cristo davanti a Caifa (1617 circa; olio su tela, 272 x 183 cm; Londra, The National Gallery)

Anche le vicende collezionistiche della famiglia di banchieri e mercanti austriaci Von Fries viene raccontata a Milano. In particolare Moritz, di cui possiamo vedere il bel dipinto realizzato dalla svizzera Angelica Kauffmann, ebbe il merito di avere un ruolo culturale di primo piano nella Vienna imperiale intorno al 1800. Fu socio onorario dell’Accademia di Belle Arti e mecenate di artisti contemporanei come i pittori Heinrich Friedrich Füger e Josef Abel ma anche di musicisti come Joseph Haydn e Ludwig van Beethoven. Ma con le guerre napoleoniche le sue fortune economiche finirono e la sua formidabile collezione messa all’ asta fu smembrata e parte cospicua dei suoi disegni e stampe acquistati dal museo Albertina di Vienna.

Negli stessi anni si svolge anche l’esperienza di Giovanni Raimondo Torlonia che, al contrario, dalle occupazioni francesi trasse benefici economici per la sua banca, tanto da ottenere la dignità nobiliare, accompagnata da un grande impegno sul fronte delle arti. Restaurò la Basilica dei Santi Apostoli a Roma, e ottenne, a seguito di un esborso straordinario e battendo la concorrenza di sovrani europei, il marmo del gruppo colossale di Ercole e Lica di Antonio Canova, di cui a Milano sono esposte alcune incisioni e repliche in bronzo. L’opera venne in seguito allestita insieme a numerose sculture antiche nel sontuoso palazzo che la famiglia possedeva in Piazza Venezia, poi demolito nel 1901, dove l’apparato decorativo fu affidato ai pittori Gaspare Landi e Pelagio Palagi, con la collaborazione di un giovane Francesco Hayez. In mostra oltre che le testimonianze di questi molteplici interessi, compare anche lo splendido ritratto del banchiere scolpito dal danese Bertel Thorvaldsen.

Anche dietro le origini dell’Alte Nationalgalerie di Berlino si nasconde la figura di un banchiere, quella di Joachim Heinrich Wilhelm Wagner, il quale, lasciando la sua sconfinata collezione al re di Prussia Guglielmo I, impose per vincolo testamentario che fosse fondata una galleria nazionale.

In Lombardia si svolgono invece le esperienze collezionistiche di Heinrich Mylius e Ambrogio Uboldo, due banchieri con storie molto diverse che contribuirono all’ascesa di Milano a capitale dell’arte e al sostegno del pittore nazionale d’Italia, Francesco Hayez e di numerosi altri. In mostra anche il bel dipinto di Carlo Bossoli proveniente dal Museo del Risorgimento di Milano, che mostra la collezione di Uboldo saccheggiata dai rivoltosi durante le Cinque Giornate di Milano del 1848, in particolare le armi antiche furono derubate per fronteggiare gli austriaci.

Un’altra sezione è dedicata a Nathaniel Meyer von Rothschild, appartenente all’importante famiglia di banchieri austriaci che avevano sedi a Londra, Parigi, Napoli e Vienna. Nathaniel fu il committente di un fastoso palazzo ultimato nel 1879 dall’architetto francese Jean Girette, e di cui curò anche la sistemazione degli interni, tanto da renderlo un’opera d’arte totale. Qui era disposta la sua collezione composta da capolavori dell’arte italiana, come il Ritratto di Altobello Averoldi del Francia, in prestito dalla National Gallery of Art di Washington, e dai grandi maestri del Settecento francese: ne è un saggio in mostra la Toilette di François Boucher. Qui in un interno minuziosamente descritto dove ogni oggetto è carico di un proprio fascino si svolge una scena frivola e tipicamente voyeuristica in linea con il gusto dell’epoca.

D’oltreoceano è la storia invece di John Pierpont Morgan, che negli Stati Uniti fondò la prima banca d’investimento in senso moderno. Morgan fu anche importante collezionista di opere che spaziavano dall’arte antica, all’arte rinascimentale fino alla contemporanea. Le sue opere confluirono in parte nella Pierpont Morgan Library, altre invece al Metropolitan Museum of Art di New York, di cui fu anche presidente dal 1904 al 1913. Il magnate americano acquistava queste opere fermamente convinto nell’elevazione culturale della sua patria, e la scultura Busto di America di Hiram Powers esposta condivide lo stesso spirito.

Angelika Kauffmann Ritratto del conte Josef Johann von Fries con il Teseo vincitore del Minotauro di Canova (1787; olio su tela, 128,50 x 102,50 cm; Vienna, Museen der Stadt)
Angelika Kauffmann, Ritratto del conte Josef Johann von Fries con il Teseo vincitore del Minotauro di Canova (1787; olio su tela, 128,50 x 102,50 cm; Vienna, Museen der Stadt)
Bertel Thorvaldsen, Ritratto di Giovanni Raimondo Torlonia (1829 circa; Marmo, 74 x 49 x 31 cm; Fontanellato, Labirinto della Masone, Collezione Franco Maria Ricci)
Bertel Thorvaldsen, Ritratto di Giovanni Raimondo Torlonia (1829 circa; Marmo, 74 x 49 x 31 cm; Fontanellato, Labirinto della Masone, Collezione Franco Maria Ricci)
Francesco Hayez, Sansone uccide un leone (1842; olio su tela, 213 x 164 cm; Firenze, Galleria d' Arte Moderna di Palazzo Pitti)
Francesco Hayez, Sansone uccide un leone (1842; olio su tela, 213 x 164 cm; Firenze, Galleria d’ Arte Moderna di Palazzo Pitti)
Carlo Bossoli, L’assalto all’armeria del nobile Uboldo da parte degli insorti milanesi il 19 marzo 1848 (tempera su carta, 53,50 x 72,50 cm; Milano, Museo del Risorgimento)
Carlo Bossoli, L’assalto all’armeria del nobile Uboldo da parte degli insorti milanesi il 19 marzo 1848 (tempera su carta, 53,50 x 72,50 cm; Milano, Museo del Risorgimento)
Francesco Francia, Ritratto di Altobello Averoldi (1505 circa; olio su tavola, 52,8 x 40 cm; Washington, National Gallery of Art, Samuel H. Kress Collection)
Francesco Francia, Ritratto di Altobello Averoldi (1505 circa; olio su tavola, 52,8 x 40 cm; Washington, National Gallery of Art, Samuel H. Kress Collection)
François Boucher, La toilette (1742; olio su tela, 52,5 x 66,5 cm; Madrid, Museo Nacional, Thyssen-Bornemisza)
François Boucher, La toilette (1742; olio su tela, 52,5 x 66,5 cm; Madrid, Museo Nacional, Thyssen-Bornemisza)
Hiram Powers, Busto di America (marmo, 71,1 x 54,6 x 33,7 cm; Hartford, CT, Wadsworth Atheneum Museum of Art)
Hiram Powers, Busto di America (marmo, 71,1 x 54,6 x 33,7 cm; Hartford, CT, Wadsworth Atheneum Museum of Art)
Giovanni Boldini, Ritratto di Fattori nel suo studio (1866-1867; olio su tavola, 13 x 24 cm; Milano, Collezione Intesa Sanpaolo - Gallerie d’Italia)
Giovanni Boldini, Ritratto di Fattori nel suo studio (1866-1867; olio su tavola, 13 x 24 cm; Milano, Collezione Intesa Sanpaolo – Gallerie d’Italia)
Gaspare Vanvitelli, Veduta di Napoli con Largo di Palazzo (inizio del XVIII secolo; olio su tela, 75 x 125 cm; Napoli, Collezione Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia). Foto Archivio Patrimonio Artistico Intesa Sanpaolo - Luciano Pedicini, Napoli
Gaspare Vanvitelli, Veduta di Napoli con Largo di Palazzo (inizio del XVIII secolo; olio su tela, 75 x 125 cm; Napoli, Collezione Intesa Sanpaolo, Gallerie d’Italia). Foto Archivio Patrimonio Artistico Intesa Sanpaolo – Luciano Pedicini, Napoli

Infine, la rassegna si conclude con un personaggio straordinario dalle valenze particolarmente simboliche per la mostra, Raffaele Mattioli, nominato nel 1933 direttore generale della Banca Commerciale Italiana, che aveva la sua sede nell’edificio di Piazza della Scala, dove oggi si tiene la mostra. Chiamato anche il “banchiere umanista” per il suo interesse per arte e cultura, fu amico di letterati come Benedetto Croce e di critici come Roberto Longhi, e di numerosi artisti tra cui Guttuso e Manzù e Morandi, aiutando a decretarne il successo internazionale. Fu autore di alcuni progetti editoriali e sostenitore di scrittori come Gadda, oltre che di numerose iniziative per la valorizzazione del patrimonio culturale: fondamentale fu, ad esempio, il suo aiuto per l’acquisto della Pietà Rondanini e la creazione della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi.

Per il patrimonio della Banca acquistò nel 1933 Ritratto di Giovanni Fattori dipinto da Boldini, a cui seguì il Largo di Palazzo a Napoli di Gaspar van Wittel, entrambi esposti in mostra. Dall’Abbazia di Chiaravalle arriva invece l’Angelo della Resurrezione, struggente scultura di Giacomo Manzù, omaggio dello scultore per la sepoltura dell’amico Mattioli.

Il nuovo appuntamento alle Gallerie d’Italia si attesta quindi come una piacevole rassegna che consta su prestiti importanti e qualche capolavoro, valorizzati da un suggestivo allestimento; interessante è inoltre la riflessione portata avanti sui banchieri nel ruolo di committenti, d’altro canto le undici sezioni della mostra non sembrano eguali per qualità e approfondimento, e anzi talvolta ci sembra che il discorso resti fin troppo epidermico e generalista, al contrario invece del ricco e ben fatto catalogo. Inoltre, risulta fin troppo arbitrario voler presentare queste figure di caratura straordinaria ma assolutamente complesse, solo nella loro accezione positiva, dimenticando come alcune di esse condussero un collezionismo privo di scrupoli, con operazioni talvolta ai limiti della legalità.

Ad esempio, nel catalogo si accenna appena alle controversie tra Roger Fry e John Pierpont Morgan, limitandosi a riportare come lo storico dell’arte inglese giudicasse il rozzo gusto collezionistico del banchiere, omettendo però le critiche mosse riguardo gli intenti d’animo che muovevano il magnate nelle sue operazioni economiche; infatti, Fry lo ricorda “così gonfio d’orgoglio e del senso del proprio potere che non gli viene neppure in mente di pensare che gli altri abbiano dei diritti”. È da sottolineare peraltro come si parta nel saggio in catalogo da questo giudizio negativo per tentare di confutarlo.

Insomma, se l’intenzione è rispondere alla crisi reputazionale che ha afflitto le banche nella nostra contemporaneità proponendo un percorso connotato dai padri nobili, forse sarebbe stato più genuino evidenziarne anche le controversie. In ultimo, sarebbe stato interessante scoprire tramite la mostra se e in che maniera ancora oggi nel settore bancario si trova chi decide di investire munificamente in arte, per scongiurare quel giudizio negativo di essere “senescenti minorenni” che Mattioli indirizzava a quei finanzieri che non contribuivano al progresso della civiltà e allo sviluppo culturale della società.