Dal Duomo di Siena al Tempio del Brunello. Itinerario tra arte e cultura vinicola
Dal Duomo di Siena al Tempio del Brunello. Itinerario tra arte e cultura vinicola
Con l’avvicinarsi dell’estate, il Duomo di Siena si appresta a sorprendere i visitatori con uno spettacolo di rara potenza. Come stelle in terra è il titolo evocativo (ispirato alla Lettera ai Filippesi di San Paolo) del progetto di scopertura del pavimento della cattedrale della città, dedicata a Santa Maria Assunta. Concepito come una Gerusalemme Celeste che si mostra nella sua maestosità ai fedeli, l’edificio fu costruito con sfarzo di materiali preziosi, marmi policromi e opere d’arte a partire dalla metà del XII secolo, aderendo ai principi dello stile romanico-gotico (di cui oggi rappresenta uno degli esempi meglio conservati e più eloquenti in Italia). Il cantiere sarebbe terminato più di due secoli dopo, sul finire del Quattrocento. Ma la decorazione del pavimento continuerà a impegnare esponenti di spicco del panorama artistico senese sino alla metà del XVI secolo e si protrarrà con fasi alterne fino all’Ottocento. Dal 27 giugno (fino al 31 luglio, con una successiva fase di apertura dal 18 agosto al 18 ottobre), l’Opera Metropolitana di Siena con Opera Laboratori offrono l’opportunità di ripercorrerne la storia e apprezzarne l’unicità. La visita sarà dunque punto di partenza ideale per un itinerario di un giorno, che dalla città muove verso le colline della Val d’Orcia, destinazione Montalcino. Ne percorriamo insieme le tappe.
IL PAVIMENTO DEL DUOMO DI SIENA
<
Realizzato per giustapposizione di tarsie marmoree (56 in totale) con motivi figurati e ornamentali riportati con le tecniche del commesso marmoreo e del graffito, il pavimento del Duomo di Siena – “il più bello…, grande e magnifico… che mai fusse stato fatto”, ci dice Vasari – è risultato di un progetto decorativo che si è protratto per secoli, coinvolgendo numerosi artisti e botteghe senesi (oltre al Pinturicchio, unico “forestiero” del gruppo). Il primo documento, relativo al pagamento per la realizzazione di un pannello, data al 1406, ma i primi interventi dovrebbero risalire al secolo precedente. Di certo l’impegno fu massimo e la compresenza di stili e attitudini dei diversi maestri all’opera si può oggi apprezzare percorrendo la navata centrale, fino a raggiungere l’area del transetto e del presbiterio, che vide all’opera Domenico Beccafumi, al lavoro sul progetto per oltre vent’anni nella prima metà del Cinquecento. L’esito espressivo fu intenso e modernissimo, e costituisce una summa del prestigio artistico del ciclo, caratterizzato da un andamento narrativo che spazia dalle figure degli antichi filosofi (davanti al portale centrale spicca Ermete Trismegisto) alle storie bibliche (celeberrima la scena con Mosè che riceve le tavole della Legge, a firma di Beccafumi), selezionando episodi con alta valenza salvifica. Prenotando la visita al pavimento, è possibile scaricare sul proprio smartphone l’audioguida gratuita del complesso del Duomo, o richiedere una visita guidata. Con il QR Code presente su tutto il materiale informativo sarà possibile inoltre assicurarsi l’accesso alla Cattedrale, evitando le code in biglietteria, presentandosi direttamente agli accessi dei musei (caldamente consigliata è la visita al Museo dell’Opera, compresa nel ticket cumulativo Opa Si Pass, che accoglie il pubblico con l’imponente corpus statuario trecentesco proveniente dalla facciata della cattedrale, la vetrata absidale opera di Duccio di Buoninsegna e riunisce importanti opere di scuola senese).
LA BASILICA DI SANT’ANTIMO
Uscendo dalla città in direzione sud, il tragitto in auto si protrae per circa un’ora, attraversando la campagna senese, fino a raggiungere il cuore della Val d’Orcia. Prima di entrare a Montalcino, proseguendo sulla strada che conduce a Castelnuovo dell’Abate, l’Abbazia di Sant’Antimo aiuta a prendere confidenza con la storia del territorio. Leggenda vuole che fu l’imperatore Carlo Magno e fondarla. Per certo, nei secoli a seguire, sarà centro attivissimo della cultura monastica benedettina. La chiesa, realizzata nel XII secolo, è testimonianza preziosa di architettura medievale, circondata dai campi che gli stessi monaci, per primi, si preoccuparono di coltivare. La farmacia, oggi allestita nell’antica sala del tesoro, porta memoria di una sapienza antica, legata alla conoscenza di erbe e prodotti della terra (in bottega si acquistano tisane, caramelle balsamiche, miele, confetture, ma in abbazia si produce anche birra, secondo una ricetta esclusiva del centro monastico). L’orto giardino di Sant’Ildegarda, intitolato alla santa badessa di Bingen che tanto si interessò agli studi di erboristeria e medicina naturale nel XII secolo, è compendio eloquente della conoscenza benedettina delle erbe curative, ancora coltivate a Sant’Antimo. La visita all’abbazia è coadiuvata dalla videoguida interattiva che è possibile noleggiare all’ingresso della chiesa, per ripercorrere l’itinerario spirituale degli antichi pellegrini e approfondire l’opera delle maestranze che lavorarono alla decorazione della Cappella Carolingia e della cripta.
IL TEMPIO DEL BRUNELLO A MONTALCINO
Rinfrancati dai colori della campagna senese, si entra a Montalcino pronti a scoprire come la lunga consuetudine con la produzione vinicola abbia fatto dell’enoturismo un volano di sviluppo culturale ed economico di prima grandezza. Terreni vocati e ingegno umano hanno cooperato a beneficio del prestigio di una delle denominazioni vinicole più apprezzate nel mondo, quella del Brunello. Il Tempio del Brunello nasce a Montalcino nell’estate del 2021 per dimostrare che il vino è storia e cultura del territorio attraverso un percorso immersivo e sensoriale correlato al polo museale che comprende anche il trecentesco complesso monumentale di Sant’Agostino, il Museo Archeologico, le Raccolte Museali Civica e Diocesana. Il percorso di visita inizia da InChiostro, chiostro coperto dell’ex convento, dove cono l’ausilio di visori VR si “sorvola” il territorio del Brunello, tra ville, vigne, castelli. Le voci narranti sono quelle di alcuni dei più grandi produttori della zona, da Nello Baricci e Francesca Colombini Cinelli. Si passa poi negli ambienti ipogei del complesso, sempre guidati da proiezioni e suggestioni audiovisive, dal “quadro divino” che invita a lasciare la propria traccia al Calix, che racconta come la terra di Montalcino sia stata ispirazione per l’arte nel corso dei secoli. Per degustare i vini locali, invece, si raggiunge l’adiacente Enoteca Bistrot. Anche in questo caso la tecnologia semplifica l’esperienza, offrendo l’opportunità di usufruire di un sommelier digitale tramite app, che accompagna nella scelta e nell’assaggio. In bottega si acquistano le altre specialità locali: olio, miele, tartufi, zafferano. Per essere sicuri di rientrare a casa con un ricordo tangibile dal viaggio alla scoperta del territorio senese.
Articolo di Livia Montagnoli – Artribune (9 giugno 2022)