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La fine di Dio. Il Fontana in giallo punta a quota $ 30 milioni
La fine di Dio. Il Fontana in giallo punta a quota $ 30 milioni

Ci sono trentotto tele della serie, oggi, sparpagliate per il globo, la superficie violata, martoriata, i colpi viscerali, sempre realizzati a mani nude. Alcune abitano le sale dei più altisonanti musei internazionali, dal Metropolitan Museum al Centre Pompidou. Soltanto quattro sono gialle e questa – rivela David Galperin, Sotheby’s Head of Contemporary Art, America’s – esprime il meglio di Lucio Fontana. «Proprio come l’impatto della Seconda Guerra Mondiale e della bomba atomica hanno aperto un nuovo linguaggio per Jackson Pollock e Barnett Newman», spiega, «l’avvento dell’esplorazione spaziale, inaugurato dal volo di Yuri Gagarin nel 1961, divenne il catalizzatore per l’apertura di una nuova dimensione della pittura con la serie La fine di Dio». Abbagliante come il sole.
Anche la provenienza, si diceva, è del tutto eccezionale. La acquistarono nel 2003 i coniugi Howard e Cindy Rachofsky, di Dallas, da tempo cercavano l’opera perfetta che innalzasse la loro collezione. La trovarono, per la modica cifra di $ 2,3 milioni – un record, all’epoca, per un lavoro di Fontana. Da lì, la consacrazione nel panorama del collezionismo americano. Insieme a Vernon Faulconer, nel 2012, Howard e Cindy fondano The Warehouse, uno spazio dedicato all’arte che finì per ispirare la Dallas Art Fair – tra l’altro in corso, giunge oggi alla sua quindicesima edizione. Non è mancato, negli anni, il sostegno al Dallas Museum of Art con raccolte fondi e generose donazioni (il comunicato ufficiale parla di opere per oltre $ 50 milioni). Ciliegina sulla torta: nel 2005 i Rachofsky hanno promesso la propria collezione in pegno testamentario proprio al museo cittadino. Con una clausola su misura: potranno affinare e modellare fino alla fine – leggi: mettere in vendita e diversificare – il contenuto del loro specialissimo “dono”. Inclusa La fine di Dio del colore del sole.
Fonte: articolo di Erica Roccella – Exibart