News
Muore a 90 anni Ruggero Savinio
Muore a 90 anni Ruggero Savinio
Si è spento Ruggero Savinio, pittore di una realtà poetica e onirica. Aveva appena compiuto, il 22 dicembre, i suoi novant’anni, festeggiati a Roma assieme ad amici e familiari.
Il legame con la poesia segna, sotterraneamente, tutta la sua produzione: figure, scorci urbani e paesaggi naturali, tutto si fonde, poeticamente, in una materia luminosa che sembra sfaldarsi al sole. Il suo amore per la pittura materica, composta da macchie di colore e figure simili a presenze fantasmatiche, guarda, più che alla metafisica, alla grande pittura di fine Ottocento francese, come nelle tele dell’amato Pierre Bonnard.
Nel 1984 si trasferisce a Roma, i cui tramonti, panorami e rovine, diverranno temi consueti nella sua pittura. L’intenso legame con la città dà vita, nel 2020, a quattro tempere su carta, intrise di storia antica e ricordi personali, per l’iniziativa di Repubblica «Paesaggi d’autore». Ventuno pittori e pittrici, chiamati da Carlo Alberto Bucci e Lorenzo Madaro, interpretarono la città vuota al tempo del Covid.
Fra una citazione metafisica di Giorgio de Chirico e una maestosa veduta dello Stadio di Domiziano, Ruggero Savinio seppe rileggere Roma con l’intensità di un classico moderno.
Numerosi i riconoscimenti nazionali e internazionali ottenuti nell’arco della sua carriera, come il premio Guggenheim nel 1986. Nel 1995 ha una sala personale alla Biennale internazionale d’Arte di Venezia, ancora una sala personale, sempre alla Biennale, nel 1998, mentre, nel 1996, viene insignito del titolo di Accademico di San Luca.
L’ultima mostra, nel 2022, è stata una grande retrospettiva presso il Palazzo Reale di Milano: un’antologica che ha riunito, fra sognanti paesaggi e intensi autoritratti, «tutto il percorso di Ruggero – come ci dice il curatore Luca Pietro Nicoletti – dagli anni giovanili fino all’ultimo quadro del 2022». «La sua visione di Roma era una mitologia della città – continua Nicoletti – ne ha dipinto l’archeologia, ma anche la Roma più romantica, perché è stato, fondamentalmente, un pittore romantico. Al suo tratto, signorile ma accostante, univa una rara generosità. Il suo novantesimo compleanno è stata l’occasione per presentarmi artisti più giovani, per i quali era un vero e proprio faro, una sorta di padre. Nutriva una grande fiducia nelle più giovani generazioni. Anche questa, è una qualità assai rara».
Fonte: articolo di Arianna Antoniutti – LaRepubblica