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Stefano Cecchi: la creatività come filo conduttore tra moda, musica e arte
Stefano Cecchi: la creatività come filo conduttore tra moda, musica e arte
La storia di Stefano Cecchi è quella di un imprenditore che ha saputo reinventarsi più volte, passando dalla moda alla musica, fino a diventare un protagonista nel mondo dell’arte contemporanea internazionale. Nato a Torino nel 1971, Cecchi ha vissuto tra Stati Uniti, Londra, Parigi e Ibiza, trovando infine il suo equilibrio a Monte Carlo, dove concilia un’intensa attività lavorativa con la possibilità di dedicare del tempo a se stesso e alle sue passioni.
La sua carriera inizia a Londra, dove nel 1996 fonda Wild, un’agenzia di moda che in pochi anni diventa un punto di riferimento nel settore. Nel 1999, a soli 27 anni, vende l’agenzia alla multinazionale americana Next, realizzando il primo grande successo della sua carriera imprenditoriale. Da sempre attratto dai settori creativi, Cecchi si è mosso con disinvoltura tra mondi diversi, puntando sulla capacità di anticipare le tendenze e costruire business innovativi.
Nel 2001, dopo l’esperienza nella moda, approda al mondo della musica come produttore discografico. Diventa uno dei protagonisti del fenomeno internazionale Buddha Bar, contribuendo alla produzione di oltre 75 album e collezionando sei dischi d’oro. Questo successo lo porta a fondare The Music Architecture Co., una società che offre selezioni musicali personalizzate e video installazioni per i grandi marchi del lusso, introducendo l’innovativa idea delle playlist digitali trasmesse in streaming nei negozi più esclusivi del mondo.
La svolta nell’arte
Nonostante i successi ottenuti, è nel mondo dell’arte che Cecchi ha trovato la sua dimensione più completa. Cresciuto in una famiglia di collezionisti, ha sempre nutrito una forte passione per l’arte contemporanea e le avanguardie del dopoguerra. Ha approfondito le dinamiche del mercato, monitorando aste e acquisizioni, senza mai perdere di vista l’aspetto finanziario delle opere. Il suo approccio all’arte è quello di un manager, capace di coniugare intuito e gusto personale con una rigorosa strategia di investimento.
Nel corso degli anni, ha creato il Fondo per l’Arte e la Stefano Cecchi Trust Collection, che includono opere di grande valore, tra cui due dipinti di Marc Chagall. Una delle opere è stata acquisita in collaborazione con un gruppo di investitori sauditi e successivamente rivenduta a Dubai, confermando la capacità di Cecchi di operare con successo anche sul mercato secondario.
Un modello di investimento vincente
Il Fondo per l’Arte non è solo una collezione, ma un vero e proprio strumento di investimento strutturato. Il primo comparto del fondo ha registrato risultati notevoli, con una crescita del 51,64% per gli investitori e un rendimento medio annuo (IRR) del 17,21%. Questi numeri testimoniano il rigore e la competenza che Cecchi ha messo nel progetto, oltre alla sua abilità nel selezionare opere che mantengono nel tempo un valore stabile e altamente liquido.
Il Fondo per l’Arte – Stefano Cecchi Trust Collection è stato ideato da Stefano Cecchi con l’obiettivo di offrire al private equity l’opportunità di accedere alla sua collezione d’arte. La finalità principale è quella di ampliare i flussi di investimento e creare un valore artistico duraturo, evitando approcci speculativi a breve termine.
La gestione del fondo è caratterizzata da una struttura esclusiva: un numero limitato di membri e/o family office viene ammesso annualmente, previa presentazione da parte di almeno due persone che siano membri del Fondo per l’Arte da almeno un anno. C’è un ticket minimo di ingresso, con la possibilità di uscita dopo cinque anni dalla data di sottoscrizione.
Il fondo è controllato da Stefano Cecchi attraverso la sua holding britannica, in qualità di azionista principale, partner designato, fondatore e CEO. La gestione è supportata dal partner advisor RFK Redfish Kapital, una società quotata alla Borsa di Parigi, con la quale vengono pubblicati report semestrali sulle performance dei vari comparti.
La collezione rappresenta il lavoro di oltre 110 artisti del periodo post-bellico e contemporaneo, uniti da una narrazione precisa. Tra gli artisti presenti figurano nomi di rilievo come Christo, Joseph Kosuth, Cindy Sherman, Julian Schnabel, Joseph Beuys, Richard Long, Hans Hartung, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto, Mario Merz, Alighiero Boetti, Andy Warhol, Robert Rauschenberg e molti altri.
La strategia di acquisizione del fondo si concentra su opere di artisti consolidati con un valore di mercato stabile e altamente liquido, appartenenti al periodo pre e post-bellico (1930-1960). Questa focalizzazione sulle cosiddette “blue-chip” dell’arte mira a garantire investimenti sicuri e rendimenti stabili per i soci investitori.
Inoltre, il fondo organizza eventi esclusivi per i membri, come presentazioni di opere d’arte di rilievo.
Attraverso questa struttura, Stefano Cecchi mira a creare una piattaforma che non solo valorizzi le opere d’arte, ma offra anche ai membri un’esperienza esclusiva e un’opportunità di investimento unica nel panorama dell’arte contemporanea.
Entro la fine di quest’anno, è prevista l’apertura di un nuovo comparto, che sarà operativo nel primo semestre del 2026. Questo nuovo segmento gestirà un portafoglio compreso tra 40 e 60 milioni di euro e avrà caratteristiche più selettive rispetto ai precedenti: meno soci, ticket minimo di ingresso più elevato e una strategia di acquisizione focalizzata esclusivamente sulle blue-chip dell’arte, opere di artisti consolidati del periodo pre e post-bellico (1930-1960).
Il valore delle relazioni
Un altro aspetto cruciale del percorso di Cecchi è la sua capacità di creare e coltivare relazioni. A Londra ha stretto rapporti con gli eredi di alcune delle più importanti famiglie mediorientali, che nel tempo sono diventati non solo amici, ma anche partner nelle sue operazioni artistiche. Queste connessioni, unite a una continua attività di studio e aggiornamento, hanno permesso a Cecchi di consolidare la sua posizione nel mercato internazionale dell’arte.
Il suo metodo di lavoro è semplice e al tempo stesso efficace: costruire un business, farlo crescere e poi reinvestire gli utili in una nuova sfida. È questa filosofia che gli ha permesso di spaziare tra settori apparentemente diversi, trovando sempre il modo di trasformare le sue passioni in realtà imprenditoriali di successo.
Oggi, a Monte Carlo, Stefano Cecchi continua a dedicarsi al suo lavoro con la stessa energia degli inizi, muovendosi tra nuovi progetti artistici e momenti di svago. Un equilibrio che sembra essere la chiave della sua visione: unire creatività e strategia, innovazione e tradizione, con lo sguardo sempre rivolto al futuro.
Fonte: Canale Cultura