Visitare il museo durante la pausa pranzo dall’ufficio. L’iniziativa del Poldi Pezzoli di Milano
Visitare il museo durante la pausa pranzo dall’ufficio. L’iniziativa del Poldi Pezzoli di Milano
Con la nuova direttrice Alessandra Quarto, il Poldi Pezzoli, storica casa museo milanese, riapre le porte all’insegna del benessere dei visitatori. “La cultura è un farmaco, e una visita al museo può fare da terapia contro la depressione e lo stress”. È questa la base della nuova linea d’azione. Dopo anni in cui il museo sembrava aver preso le distanze dal pubblico cittadino, con orari ridotti e un ambiente poco favorevole alla permanenza tra le sale, si è deciso di cambiare approccio. Oggi “si parte dall’ascolto delle persone, cercando di soddisfare i loro bisogni”. E il bisogno di relax e di avere un posto speciale ricco di bellezza in cui “prendersi una pausa di benessere” è sicuramente in cima alle necessità primarie dei cittadini milanesi. Il Poldi Pezzoli, con la sua ricca collezione, e il suo nuovo giardino d’inverno, offre una pronta risposta a questa esigenza. Così facendo si riacquista la capacità dare seguito al proprio ruolo sociale, inteso come responsabilità di essere utile e partecipe delle dinamiche comunitarie. Non solo: diventare luogo in cui prendersi una pausa settimanale, per non dire giornaliera, è anche un modo per aumentare la propria visibilità, coinvolgendo target spesso difficili da raggiungere. Di tutto questo abbiamo parlato con la direttrice, che ha assunto la nomina nel 2023 e che ci ha illustrato come il Museo possa essere d’aiuto al benessere della società dentro e fuori dalle sue pareti.
Nel panorama milanese, siete tra i primi ad aver avviato un programma settimanale di visite durante la pausa pranzo. Un invito a riscoprire il Museo, rivolto prima di tutto ai lavoratori dei dintorni. Come funziona? Quali sono i motivi alla base di questa proposta innovativa?
Questo nuovo format di visita è partito il 6 marzo di quest’anno, in parallelo alla decisione di riaprire il Museo in pausa pranzo. Erano tre anni, ormai, che rimaneva chiuso in quest’orario. Persino il sabato e la domenica. Abbiamo capito che un simile intervallo, considerando anche la chiusura serale alle 18, non era più compatibile con le esigenze delle persone che lavorano. Così, abbiamo cambiato le regole organizzative, cominciando a offrire una mezz’ora di benesseredurante la pausa dal lavoro. L’idea è far sì che ciascuno possa prendersi cura della propria anima in quel momento di stacco. Allo stesso tempo, la proposta vuole sensibilizzare il pubblico, soprattutto adulto, e attrarlo nel nostro Museo.
Come?
Una volta alla settimana, con cadenza regolare prolungatasi fino a metà giugno, abbiamo organizzato queste visite guidate. Mezz’ora di visita, dalle 13.15 alle 13.45, con biglietto d’ingresso ridotto e tour di spiegazione gratuita. Le iniziative sono andate sempre sold-out, con gruppi fino a un massimo di 25. Visto il successo della stagione precedente, abbiamo ripreso la programmazione anche per questo autunno, con il primo appuntamento del 28 settembre. Già stiamo pensando di proseguire anche il prossimo anno.
E come programma tematico delle visite? Che percorsi avete scelto?
Per ogni appuntamento abbiamo selezionato uno solo tra i capolavori della collezione. L’obiettivo era, ed è tutt’ora, far scoprire alle persone tutta la ricchezza culturale del Poldi Pezzoli, che non si limita certo alla Dama del Pollaiolo. Per questa nuova stagione, ad esempio, la scelta è caduta sulle opere del Rinascimento lombardo. Tutte conservate nelle sale appena riallestite, che aspettano di essere mostrate nella loro nuova veste colorata.
Ti sei ispirata a qualche modello particolare per questo format di visita?
Assolutamente sì. Ho letto molti studi dei Paesi scandinavi e anglosassoni, che hanno ormai da tempo rilevato i benefici dell’immergersi nell’arte e nella bellezza. Si è capito che la cultura è un vero farmaco contro la depressione e altre malattie.
Oltre alle visite, avete già pensato a qualche altra iniziativa “ristorativa”?
Sicuramente un’altra novità che guarda al benessere del pubblico è la nostra Orangerie. L’abbiamo inaugurata già lo scorso maggio: un giardino d’inverno affacciato sul cortile privato del palazzo. Arredato con divani, dépliant e cataloghi d’arte, a piena disposizione del pubblico. Si tratta di un’ulteriore opportunità per venirci a trovare in pausa pranzo. E non solo. Anche nel pomeriggio, o in qualsiasi altro momento durante l’apertura. L’accesso è libero; c’è chi ha cominciato anche a portarsi un libro da leggere direttamente da casa.
Brera in Humanitas: la bellezza arriva in ospedale
Prima di diventare Direttrice del Poldi Pezzoli, hai lavorato per diverso tempo alla Pinacoteca di Brera. C’è stato anche lì qualche progetto orientato alla salute e al benessere che ci vuoi raccontare?
Per Brera mi sono occupata di recente del progetto Brera in Humanitas, che ha coinvolto l’ospedale Humanitas di Rozzano. Mi sono ispirata a quanto già fatto all’ospedale di Bergamo, sempre a partire da numerosi studi clinici e psicologici sull’argomento. Considerando l’impatto sulla psiche dell’individuo dall’ambiente in cui ci si trova, era stata ripensata l’estetica degli ambienti ospedalieri, con una carta da parati, che riproduceva alcuni capolavori della vicina Accademia di Carrara. Circondare i pazienti di bellezza e arte aveva avuto un impatto emotivo molto positivo.
Cosa avete fatto, quindi?
Così mi sono messa anche io in contatto con l’Humanitas della nostra città, e ho aperto un canale di collaborazione che, dopo un lungo periodo di lavori, ha portato agli stessi risultati sperati. Le pareti delle stanze dell’ospedale si sono riempite degli ingrandimenti di alcune opere tratte dalla collezione di Brera. A partire dal salone d’ingresso, in cui ogni nuovo arrivato è oggi accolto dal Bacio di Hayez. Per continuare, poi, con gli altri ambienti… come il reparto chemioterapia. Lì, abbiamo scelto un particolare dello Sposalizio della Vergine di Raffaello. Si tratta della porta del tempio, aperta sul paesaggio all’orizzonte. Vuole essere un invito per tutti i pazienti a guardare oltre la malattia: a non perdere la speranza di un nuovo inizio.
Fonte: articolo di Emma Sedini – Artribune